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Anziani

Sezione: Anziani

Arriva la dieta “scacciacrisi” per gli anziani. In salute con 2 € al giorno

A colazione con yogurt e pane bianco. A pranzo minestrone e fettina di manzo. A cena verdure, uovo e una banana. Ecco come gli anziani possono mangiare bene senza bruciarsi la pensione

Latte e fette biscottate al mattino, pasta al pomodoro e petto di pollo oppure una bella frittata di patate per pranzo, alici o lenticchie a cena: i menu per una vecchiaia in salute, che portano in tavola i nutrienti più importanti senza dissanguare il portafoglio, sono ora riuniti in un libro dal titolo “ Diete per anziani in tempi di crisi”, presentato in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, a Torino dal 27 al 30 novembre e disponibile sul sito della società www.sigg.it.
Suggerimenti dietetici preziosi anche perché, oltre a dare indicazioni differenziate per fascia d’età, il volume indica il prezzo medio per ogni pasto, così che diventa subito evidente come non sia necessario spendere molto per nutrirsi come si deve, perfino con una pensione minima: per una buona prima colazione basta spendere dai 30 ai 50 centesimi, una cena che sazia si può portare in tavola senza dover pagare più di due euro.
«Abbiamo messo a punto tre schemi alimentari considerando le esigenze di anziani di tre diverse fasce d’età: quelli fra 75 e 74 anni, per i quali servono 1.500-1.600 calorie al giorno; gli individui fra 75 e 80 anni, per cui si calcolano 1.300-1.400 calorie quotidiane; gli ultraottantenni, a cui bastano 1.000-1.100 calorie», spiega Giuseppe Paolisso, presidente Sigg e autore del libro. «Per gli uomini l’apporto calorico deve essere leggermente superiore rispetto alle donne, ma basta sostituire i legumi alla carne 3-4 volte alla settimana per riuscirci garantendosi comunque una buona quota di proteine. I menu proposti si basano sulla dieta mediterranea e vedono perciò protagonisti gli alimenti di origine vegetale, cereali e derivati, olio d’oliva: aggiungendo una giusta quantità di prodotti animali come carni, latte e derivati, uova e pesce la dieta diventa equilibrata, adatta a qualsiasi età e soprattutto capace di mantenere l’anziano in salute. La dieta mediterranea infatti riesce a preservare il DNA dagli errori correlati all’invecchiamento ed è quindi unelisir di longevità, visto che ad esempio sappiamo che protegge non solo dalle malattie cardiovascolari ma anche da tumori, diabete e altre patologie. Tutto ciò senza incidere troppo sulla spesa familiare: il volume mostra chiaramente che un’alimentazione sana è possibile anche in anziani che non abbiano a disposizione risorse finanziarie elevate», aggiunge.
Gli schemi alimentari suggeriscono, per ciascuna categoria di età e introito calorico, le possibili scelte per colazione, pranzo e cena affiancate dal prezzo minimo e massimo per portare in tavola le pietanze descritte.
Così, ad esempio, si scopre che per una colazione a base di latte e fette biscottate o yogurt e pane bianco si spendono dai 30 ai 50 centesimi al massimo; per un pranzo con pasta al pomodoro e uovo oppure a base di minestrone e fettina di manzo si oscilla fra i 60 centesimi e i 2,60 euro; per portare in tavola la cena si va da un minimo di 70 centesimi, se si mangiano verdure, uovo e una banana, a un massimo di 2,15 euro se si sceglie un trancio di tonno da accompagnare con vegetali di stagione e una mela.
«Portando in tavola prodotti stagionali e locali a cui aggiungere legumi, carni bianche come pollo e tacchino, uova e pesce azzurro come alici o sgombri si mangia in maniera gustosa, sana e senza spendere troppo», osserva Paolisso. «Gli schemi alimentari che abbiamo creato indicano che a un ultraottantenne possono bastare 50 euro al mese per mangiare in modo adeguato, ai “giovani anziani” con meno di 75 anni servono non più di 150 euro: una guida come questa, semplice e pratica, dove trovare le possibili sostituzioni ai menu proposti e il prezzo per ogni pasto, può essere molto utile per far sì che gli anziani si nutrano in maniera sana nonostante le difficoltà economiche. Questo è molto importante sia perché questi regimi alimentari riducono il pericolo di malattie cardiovascolari e allungano la vita, sia perché essendo equilibrati scongiurano il rischio malnutrizione, purtroppo concreto per circa un milione di over 65 che hanno carenze nutrizionali serie per colpa di un’alimentazione insufficiente o inadeguata. In media agli anziani mancano circa 300 calorie al giorno, in gran parte derivanti da proteine nobili come pesce o carne troppo cari per essere acquistati dai pensionati: sostituirle con quelle di più economici legumi, carni bianche, uova potrebbe tuttavia portare a un buon compromesso fra portafoglio e salute. La malnutrizione deve essere evitata a ogni costo, perché aumenta del 25% il rischio di ricoveri e accresce la mortalità», conclude Paolisso.

  • 12 Ottobre, 2014
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Gli esperti avvertono: vaccinazioni anche per adulti e anziani, non solo per i bambini

Un progetto, il primo, di linee guida internazionali per le vaccinazioni raccomandate negli adulti e negli anziani e per gli operatori sanitari che, senza essere direttamente coinvolti nelle pratiche di vaccinazione, curano pazienti ad alto rischio come cardiologi, nefrologi e pneumologi. Di questo si è occupato il Gruppo di lavoro Escmid (European society of clinical microbiology and infectious diseases) coordinato Susanna Esposito durante il 24° Eccmid, l’European congress of clinical microbiology and infectious diseases, che si è svolto a Barcellona nei giorni scorsi,
Rispetto al passato, nei Paesi industrializzati oggi si vive di più e meglio. In Europa la durata media di vita è di 78 anni: si calcola che la percentuale delle persone di oltre 65 anni di età che nel 1990 era del 13%, aumentando fino al 17,4% nel 2010, raggiungerà il 30% della popolazione totale entro il 2060. Il rapido invecchiamento della popolazione comporterà, però, un aumento inevitabile dei disturbi e delle patologie legate all’età come malattie cardiovascolari, demenza, tumori, diabete e obesità e proprio le persone anziane rappresentano la fascia più a rischio per l’insorgenza di numerose malattie infettive prevenibili con vaccini.
«In questi ultimi anni, il tasso di invecchiamento della popolazione nei Paesi industrializzati – sottolinea Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad alta intensità di cura, Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – risulta molto alto e in particolare in Italia è il più intenso e veloce, come confermato anche dall’Oms. Definire nuove linee guida condivise per le vaccinazioni nei pazienti adulti e della terza età, senza che vi siano più differenze nelle raccomandazioni tra Paese e Paese, è l’obiettivo del nostro gruppo di lavoro».
Infatti, sottolinea Esposito, nonostante la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci, negli ultimi anni abbiamo assistito al diffondersi di nuove epidemie di morbillo, al riemergere della pertosse, all’aumento dell’incidenza di infezioni pneumococciche anche negli adulti e negli anziani e, in generale, nei soggetti a rischio per motivi di età, condizioni medico-sanitarie, viaggi internazionali o, come nel caso degli operatori sanitari, a causa dell’ambiente di lavoro. «Per questi motivi – precisa Esposito – riteniamo che un nuovo approccio alla prevenzione e al controllo di alcune malattie prevenibili da vaccino in età adulta possa migliorare ulteriormente la salute generale nella popolazione dei Paesi occidentali».
Per adulti e anziani. Tra le vaccinazioni raccomandate negli adulti e negli anziani sulla base del loro stato di salute, il Gruppo di lavoro Escmid indica tetano e difterite (ricordarsi che i richiami vanno effettuati ogni dieci anni); pertosse (per gli adulti a contatto con bambini di età inferiore ai 12 mesi e per gli operatori sanitari); morbillo, parotite e rosolia (per gli adulti non vaccinati che non abbiano mai contratto tali malattie e per gli adulti che abbiano ricevuto una sola dose di vaccino); varicella (per gli adulti sani che non abbiano mai contratto questa malattia, in particolare gli operatori sanitari, donne in età fertile non in gravidanza, persone spesso a contatto con bambini e viaggiatori internazionali);papillomavirus umano (Hpv; per le donne fino all’età di 26 anni; in alcuni Paesi il vaccino Hpv è raccomandato anche negli uomini della stessa età); influenza (nei Paesi europei sono raccomandate vaccinazioni annuali per i soggetti a rischio inclusi gli operatori sanitari e per gli anziani; negli Stati Uniti la vaccinazione annuale è raccomandata anche per gli adulti sani senza fattori di rischio); pneumococco (per i soggetti a rischio di età maggiore ai 19 anni e per gli anziani); meningococco (per i soggetti a rischio e i viaggiatori internazionali); herpes zoster (detto anche Fuoco di Sant’Antonio, negli Stati Uniti e nell’Ue è stato approvato un vaccino per gli adulti dai 50 anni in su).
I viaggi internazionali. Il Gruppo di lavoro Escmid sta dedicando, inoltre, un’attenzione particolare alle vaccinazioni per i viaggiatori internazionali, anche perchè il numero di anziani che effettua viaggi internazionali è in continua crescita.
In generale, quando si parla di profilassi vaccinale pre-viaggio si considerano tre tipi di vaccinazioni: obbligatorie, richieste a un viaggiatore, tramite certificato scritto, prima di entrare in un Paese; raccomandate, consigliate a un viaggiatore verso un determinato Paese sulla base di una valutazione dei rischi di contrarre determinate malattie infettive; di “routine”, quelle che prevengono specifiche malattie che continuano a causare epidemie nei Paesi sviluppati e in quelli cosiddetti in via di sviluppo.
«Quando si decide di organizzare un viaggio in un Paese a elevato rischio sanitario è sempre bene programmarlo con largo anticipo – raccomanda Esposito – rivolgendosi al personale sanitario specializzato nella prevenzione delle malattie infettive: è molto importante una accurata consultazione pre-viaggio sulle cosiddette malattie del viaggiatore e un’attenta analisi dello stato di salute del viaggiatore stesso».

  • 12 Ottobre, 2014
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Actifcare: studio europeo sulle malattie neurodegenerative

Si cerca di capire come ottimizzare l’assistenza alle persone con demenza nei Paesi in cui i pazienti non ricevono ancora i servizi del tipo, della qualità e con le tempistiche di cui hanno bisogno perchè il sistema sanitario non riesce a fare incontrare “domanda” e offerta

Favorire le sinergie tra i Paesi europei per identificare le cause delle malattie neurovegetative e sviluppare trattamenti e cure per le persone colpite da queste patologie: in sostanza, abbreviare i tempi della diagnosi per intervenire quanto prima possibile. È questo l’obiettivo di Actifcare (ACcess to TimelyFormal Care), un progetto europeo di programmazione congiunta nell’ambito delle malattie neurodegenerative, finanziato dal ministero della Salute. Ad Actifcare, la più grande iniziativa di ricerca sulle malattie neurodegenerative mai avviata, sta lavorando un pool internazionale di cui fanno parte l’Iiccs Centro S. Giovanni di Dio – Fatebenefratelli di Brescia, la Fondazione Fatebenefratelli per la ricerca e la formazione sanitaria e sociale di Roma e la Clinica neurologica dell’Università di Brescia.
«Con Actifcare analizziamo i percorsi di assistenza per persone con demenza e per le loro famiglie nei diversi Paesi europei – spiega Orazio Zanetti, che dirige l’Unità Alzheimer dell’Irccs del Fatebenefratelli bresciano – nel tentativo di comprendere meglio le ragioni delle ineguaglianze che si verificano ancora nell’accesso all’assistenza sanitaria In assenza di una cura che possa alterare il corso delle malattie neurodegenerative – sottolinea – è importante ottimizzare i percorsi che conducono dalla diagnosi precoce all’assistenza, percorsi che, se ottimizzati, incidono positivamente sia sulla cura del malato che sulle spese che essa comporta». Molti Paesi europei, infatti, hanno adottato strategie per la promozione del riconoscimento tempestivo della demenza ma, «nonostante questi sviluppi- ammette lo specialista – spesso le persone che soffrono di demenza non ricevono i servizi del tipo, della qualità e con le tempistiche di cui hanno bisogno».
Le stime dicono che in Europa quasi 10 milioni di persone soffrono di una forma di demenza: il 28% del problema a livello planetario. Con costi altissimi: per esempio, per l’assistenza medica e sociale alle persone con Alzheimer si spendono più di 135 miliardi di dollari. Una persona con demenza moderata ha bisogno di assistenza e sostegno sempre maggiori contestualmente alla progressiva perdita della capacità di svolgere le attività quotidiane. Due terzi delle persone con demenza moderata vivono da sole o con un familiare. Buona parte di supporto e assistenza vengono forniti da famigliari non pagati: in Europa, infatti, quasi due terzi delle persone con demenza moderata riceve assistenza non pagata.
Nel concreto Actifcare procederà a una comparazione dei sistemi di assistenza sanitaria che danno accesso all’assistenza domiciliare in otto Paesi (Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Olanda, Portogallo, Olanda, Regno Unito e Svezia), valuterà l’accesso e l’uso dei servizi di assistenza formale da parte delle persone con demenza moderata e i loro assistenti ed esaminerà come questo si collega ai loro bisogni (in)soddisfatti e alla loro qualità di vita. Saranno inoltre valutati costi, conseguenze e due nuovi strumenti di misurazione .
Il progetto è guidato dall’Università di Maastricht e unisce partner da tutta l’Europa: oltre all’Italia, Germania (Martin-Luther University, Halle-Wittenberg), Irlanda (Dublin City University), Norvegia (Norwegian Center of Ageing and Health, Oslo), Portogallo (Faculdade de Ciências Médicas, Universidade Nova de Lisboa, Lisbon), Svezia (Karolinska Institutet, Stockholm) e Regno Unito (Bangor University e University College London).

  • 12 Ottobre, 2014
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Contro la polmonite, vaccino agli over 50

A raccomandarlo è la Società di malattie respiratorie che al Congresso nazionale della pneumologia presenterà un documento di consenso stilato con la Società di igiene

Vaccinazione antipneumococcica per le persone oltre 50 anni (perché dopo quest’età aumentano incidenza e mortalità per la polmonite) e per tutte quelle a rischio, cioè con comorbidità come diabete, Bpco e scompenso cardiaco. Viene così abbassata la soglia dell’età consigliata per il vaccino antinfluenzale, cioè i 65 anni.
A proporlo sarà il Consensus sulla vaccinazione anti-pneumococcica che verrà firmato dalla Simer, la Società di malattie respiratorie, e dalla Siti, Società italiana di igiene, in occasione del Congresso nazionale della pneumologia che si terrà a Genova dall’1 al 3 ottobre. «Sarà un documento sintetico e agile di sole cinque pagine – anticipa Francesco Blasi, professore di Malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Milano – che illustrerà le raccomandazioni sull’uso del vaccino e sui soggetti che ne potrebbero trarre maggior beneficio. In sintesi, la vaccinazione è un prezioso strumento di difesa. Già consigliata nei bambini, finora aveva un’indicazione molto blanda per gli adulti da parte delle varie Regioni».
Al congresso di Genova, Simer parlerà anche del Registro italiano della bronchectasia, un disordine cronico dei polmoni, caratterizzato da tosse produttiva ricorrente, difficile da gestire e spesso poco noto. Questo sarà collegato con il Registro europeo Embarc, finanziato parzialmente dalla European Respiratory Society, e Simer guiderà il progetto sul nostro territorio. «Sarà il primo studio che permetterà di conoscere l’epidemiologia di questa malattia in Italia e le modalità con cui viene gestita a livello dei vari centri italiani» spiega Blasi. «Dai confronti tra i dati del nostro Paese e quelli europei – precisa – si ricaveranno informazioni importanti per perfezionare la gestione di questi pazienti». Il primo ottobre verrà attivato il registro internazionale ed entro fine anno quello sul nostro territorio.
Nell’ambito del congresso di Genova è previsto anche l’evento artistico-educativo Cattura il respiro: cinquanta artisti interpreteranno il respiro, creando un dialogo tra il mondo accademico e quello divulgativo; le opere saranno in mostra ai Magazzini del cotone.

  • 12 Ottobre, 2014
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Si chiude la Campagna di prevenzione “Invecchiare in buona salute”

2.000 locandine, 200.000 opuscoli informativi distribuiti in quasi 1500 farmacie della Campania, 80 spot giornalieri che hanno raggiunto gli oltre 300.000 viaggiatori che utilizzano il trasporto su ferro. Sono alcuni dati più significativi della campagna “Invecchiare in buona salute”, finanziata dal Ministero,  iniziata lo scorso aprile e che si sta concludendo in questi giorni.

“Siamo soddisfatti e stimolati ad andare avanti. Il nostro obiettivo – spiega Nicola Ferrara, Professore Ordinario di Medicina Interna e Geriatria e Direttore della scuola di Specializzazione in Geriatria della Università degli Studi di Napoli “Federico II” – era quello di puntare sulla prevenzione nella terza età,  mezzo più utile, efficace e meno costoso per ridurre le patologie, o meglio gli effetti disabilitanti di tali patologie, che affliggono gli anziani campani, sottolineando che si può iniziare a vivere meglio anche a 70 anni e oltre. Possiamo dire che il bilancio di questa prima esperienza è positivo, che i risultati sono stati  molti incoraggianti e che ora abbiamo l’ambizione di riproporre iniziative analoghe per mantenere gli effetti della campagna nel tempo”.

La Campania dunque si conferma il laboratorio italiano della prevenzione nella terza età. “Abbiamo dimostrato – continua Ferrara – che non solo è possibile ma è efficace sperimentare mezzi di comunicazione di massa idonei a raggiungere la popolazione anziana non ancora coinvolta nell’era digitale. Partendo dalla constatazione che la farmacia è il “punto salute” più vicino alla popolazione per la promozione dei buoni stili di vita, gli opuscoli con miniguida estraibile e le locandine sono stati distribuiti in 672 farmacie (su 806) nella città di Napoli e Provincia (241 Napoli, 431 Provincia) e in 773 farmacie (su 846) nelle restanti province. In Campania ci sono 1652 farmacie (di cui 806 nella Provincia di Napoli, 352 a Salerno, 233 a Caserta, 105 a Benevento, 156 ad Avellino) con una utenza media per farmacia di 3493 abitanti di cui circa 575 sono anziani. Il progetto ha previsto la trasmissione nelle stazioni delle metropolitane per circa un mese di uno spot, che vede protagonista un attrice napoletana professionista come Maria  Rosaria De Cicco, impegnata nella comunicazione sociale, utilizzando la rete di Videometrò News Network per un totale di 80 passaggi giornalieri.  Sono 4 video di breve durata, meno di un minuto ognuno, realizzati sottoforma di “pillole informative”, per ogni singolo consiglio da fornire all’utenza. E il riscontro – afferma Ferrara – c’è stato subito. Numerosi sono stati gli anziani che hanno chiesto informazioni ulteriori nelle farmacie. Abbiamo conoscenza che in diversi casi si sono rivolti anche ai medici curanti. C’è chi ci ha chiesto di concordare programmi relativi alle attività motorie o alle abitudini alimentari consigliate nell’opuscolo,  nonostante il nostro progetto non prevedesse interventi diretti sulla popolazione ma una informativa corretta sugli stili di vita. E questo è senza dubbio il risultato più soddisfacente che ci spinge a verificare la possibilità di ripetere iniziative analoghe nei prossimi mesi.  Il target, gli strumenti e le sedi della campagna hanno funzionato ed è stato utile il lavoro preparatorio che abbiamo svolto. Va ricordato che le farmacie ed i medici di medicina generale rappresentano i presidi di prossimità per la prevenzione della disabilità e della progressione delle malattie croniche. E non a caso abbiamo scelto di cominciare da lì. Abbiamo consultato le associazioni di categoria e le società scientifiche prima della stesura definitiva del materiale divulgativo e questo coinvolgimento è stato essenziale per il miglioramento della nostra proposta. E gli stessi messaggi sono stati preliminarmente “somministrati” a piccole popolazioni di pazienti anziani al fine di valutarne l’impatto e l’interesse”.

“Il messaggio – conclude Ferrara – è arrivato. Anche a 70 anni si può fare esercizio fisico e iniziare a mangiare sano (anche ai tempi della crisi), per ridurre la quota di patologie e i ricoveri ospedalieri ma anche e soprattutto per vivere più in salute e più a lungo. Ora, con iniziative analoghe, occorre continuare in questa direzione, con l’obiettivo di esportare questo modello di comunicazione anche nel resto d’Italia per educare alla prevenzione tutti i nostri over70”.

  • 12 Ottobre, 2014
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Vaccinazioni: ecco il calendario per la vita 2014

La Siti, Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica ha approvato il nuovo «Calendario per la Vita 2014», risultato di una stretta collaborazione con le altre società scientifiche e professionali cofirmatarie, ovvero: la Federazione italiana medici pediatri, la Federazione italiana medici di medicina generale e la Società italiana di pediatria. Il calendario offre le più aggiornate raccomandazioni in campo vaccinale sia per il neonato e il bambino fino all’età adulta, sia per il soggetto sano che a rischio per età o patologia. Il nuovo Calendario garantisce la migliore prevenzione non solo verso malattie infettive, ma anche tumorali (basti pensare al vaccino contro l’epatite B e contro il papillomavirus indicato sia per almeno due fasce di età femminili, sia per i maschi) e rappresenta una precisa indicazione per tutta la categoria medica, sia per i sanitari che si occupano di salute a 360 gradi, sia per i colleghi specialisti nelle varie branche dell’assistenza. «La sinergia con la Fimp, la Sip e la Fimmg – sottolinea Paolo Bonanni, coordinatore del Gruppo vaccini della Siti – nasce dalla volontà di avere un approccio comune rispetto alle più efficaci strategie per le malattie prevenibili rispetto alle quali disponiamo di vaccini sicuri. In questa direzione – precisa Bonanni – va anche il portale d’informazione medica e scientifica www.vaccinarsi.org, uno strumento in più per una corretta informazione e per contrastare i troppi pregiudizi e luoghi comuni che ancora circondano la fondamentale pratica della vaccinazione». Analoga la posizione espressa dai pediatri di famiglia. “La Federazione – dichiara Giorgio Conforti, responsabile della Rete vaccini Fimp – ritiene quanto mai indispensabile che sia garantita a tutti i minori l’offerta attiva e gratuita di questi validi ed efficaci strumenti di prevenzione per la tutela della salute. Inoltre – conclude Conforti – Fimp attiverà suTwitter e Facebook una campagna di comunicazione con messaggi chiari e trasparenti per aiutare le famiglie a una scelta consapevole».

  • 12 Ottobre, 2014
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HappyAgeing è l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, nata nel 2014 per promuovere nel nostro Paese politiche e iniziative volte a tutelare la salute dell’anziano e a sviluppare le indicazioni della Commissione europea sul fronte dell’invecchiamento attivo. Di HappyAgeing fanno parte Federsanità, Fondazione Dieta Mediterranea, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, la Società Italiana di Igiene, i sindacati SPI CGIL, FNP CISL, UIL Pensionati, e la Federazione Anziani e Pensionati ACLI. Le modalità operative dell’Alleanza si realizzano attraverso la confluenza di tutte le realtà che si occupano del benessere degli anziani e lo sviluppo e la replicazione sul piano nazionale di esperienze realizzate con successo nel contesto locale e validate scientificamente dai partner di HappyAgeing.

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