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Area Clinica/Scientifica

Sezione: Area Clinica/Scientifica

L’influenza è già arrivata in Italia. Prevenzione per combatterla

 

In Italia è già arrivato il primo caso di influenza stagionale, uno dei primi 5 in Europa. In netto anticipo rispetto alla media degli anni scorsi. Ad esserne colpita da A/H3 è stata un’anziana ricoverata al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Come ogni autunno, la campagna vaccinale partirà dalla metà di ottobre e durerà fino a fine dicembre. È raccomandata, e sarà offerta gratuitamente, agli anziani, a donne incinta, malati cronici e lavoratori sanitari. La protezione indotta dal vaccino comincia circa dopo due settimane dall’inoculazione e dura per un periodo di sei-otto mesi per poi decrescere. Per questo, ricorda l’Agenzia italiana del farmaco, “è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale anche quando la composizione dei vaccini rimane invariata rispetto alla precedente stagione”. Occorre quindi vaccinarsi senza cedere alle dicerie in cui si denuncia l’inesistente pericolosità di questi trattamenti.

 

H1N1 Virus (Swine Flu)

  • 12 Ottobre, 2015
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Interessante studio di Aifa sull’utilizzo dei farmaci in età avanzata

Sul “Journal of the American Medical Directors Association” è stato pubblicato uno studio condotto dal Gruppo di Lavoro Geriatrico dell’AIFA con l’obiettivo di tracciare il profilo di utilizzo dei farmaci nella popolazione ultrasessantacinquenne in Italia e come esso si modifichi rispetto all’avanzare dell’età. Proprio nel giorno in cui ricorre in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle Persone Anziane emerge un dato interessante: dopo gli 85 anni cala sostanzialmente il numero di farmaci prescritti alla popolazione geriatrica, passando dai 7 del gruppo 80-84 anni ai 2 degli ultranovantenni.

“Si tratta di una delle prime ricerche che valuta l’andamento delle prescrizioni farmacologiche nella popolazione anziana e molto anziana – commenta il Presidente dell’AIFA Sergio Pecorelli, tra gli autori del paper insieme al Direttore Generale Luca Pani – ed è una fotografia molto interessante che smentisce l’assunto per cui l’uso dei medicinali aumenti con l’avanzare dell’età. Conclusioni che in uno dei Paesi “più longevi e vecchi del mondo” come il nostro – stando anche a quanto dichiara l’Eurostat nelle ultime ricognizioni – offrono spunti di analisi e approfondimenti per comprendere e migliorare sempre più l’appropriatezza prescrittiva in questa particolare popolazione, fragile e vulnerabile e purtroppo ancora poco indagata”.

“Al pari di quanto si registra per la popolazione pediatrica, – spiega il Direttore Pani – molti farmaci non sono testati specificamente nei pazienti anziani e molto anziani, i quali peraltro presentano caratteristiche fisiche e metaboliche del tutto peculiari rispetto agli under 65. Questo studio quindi è di fondamentale supporto nell’orientare i medici ad una prescrizione ottimale nella popolazione geriatrica. E’ importante saper ritarare continuamente le terapie, perché le condizioni cliniche degli anziani possono mutare nel tempo e molte cure rivelarsi ridondanti, se non addirittura nocive. Gli spunti emersi sono poi di aiuto anche per noi regolatori, perché possiamo avere un quadro più chiaro delle aree di intervento e degli aspetti da indagare maggiormente così da favorire un impiego dei farmaci sempre più razionale, sicuro e efficace”.

Lo studio si è avvalso del database dell’Osservatorio sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco e ha analizzato i dati del 2013 relativi a 3 milioni e 400mila soggetti con età superiore ai 65 anni, estrapolati da un campione di quasi 16 milioni di individui, rappresentativo di circa il 27% dell’intera popolazione Italiana. Il lavoro si è concentrato in particolare sugli ultranovantenni, una fascia di popolazione consistente (sono oltre 600.000 gli ultranovantenni in Italia) e in netta crescita.

I risultati dell’indagine, oltre a fornire dati di farmaco-utilizzo, hanno evidenziato come la prescrizione farmacologica aumenti progressivamente sino agli 85 anni di età, per poi declinare negli anni successivi, con una sostanziale riduzione tra i soggetti di età pari o superiore ai 95 anni.

“I dati fino a oggi disponibili – sottolinea Graziano Onder, del Centro di Medicina dell’Invecchiamento dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma e corresponding author dello studio – ci dicevano che l’uso dei farmaci aumentava progressivamente ed esponenzialmente all’aumentare dell’età delle persone. Questa nuova indagine, invece, mostra che i grandi anziani assumono pochi farmaci: in media, si può dire che le persone sopra i 95 anni prendono tanti farmaci quanti la popolazione adulta di età inferiore ai 65 anni. Tale dato contrasta con l’idea che il bisogno di terapie aumenti progressivamente con l’età ed è indice di una maggiore prudenza dei medici nella prescrizione farmacologica nei pazienti molto anziani. Va inoltre sottolineato che l’efficacia di alcuni medicinali si riduce nelle fasce di età più avanzata, in particolare per le terapie che mirano a prevenire complicazioni future e che necessitano di tempi più lunghi per manifestare i loro benefici”.

 

  • 2 Ottobre, 2015
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L’AIFA presenta un algoritmo dedicato a chi soffre di ipertensione

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato a Roma il nuovo algoritmo sull’ipertensione arteriosa, realizzato dall’Agenzia in collaborazione con la Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA). Il percorso decisionale terapeutico – che rappresenta uno strumento di orientamento alle strategie prescrittive – è stato illustrato dal Presidente dell’AIFA, Sergio Pecorelli, dal Direttore Generale, Luca Pani, e dal presidente della SIIA, Claudio Borghi.

“Limitare o attenuare il ricorso alle terapie farmacologiche adottando stili di vita corretti e impiegare i farmaci, laddove necessario, nel modo più appropriato: sono queste – ha affermato Pecorelli – le due tendenze principali che emergono dall’analisi dell’algoritmo. Tenere sotto controllo la pressione significa prevenire eventi cardiovascolari gravi ma soprattutto poter godere di una qualità di vita migliore. Oggi si vive più a lungo e l’Italia è tra i paesi europei con speranza di vita più elevata. Tuttavia gli ultimi anni, circa sette, sono segnati dalla malattia. Il nostro obiettivo deve essere trascorrere per quanto possibile in salute l’intero arco della vita. Per questo l’Europa è impegnata a promuovere concetti come l’health literacy, l’empowerment del paziente e l’aderenza alle terapie, insieme ai corretti stili di vita intesi non come un’alternativa alla terapia farmacologica, ma come un intervento preventivo e integrativo ai farmaci. Si tratta di temi su cui l’Italia e in particolare il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sono in prima linea”.

“Non si tratta di linee guida né di note limitative – ha spiegato Pani illustrando l’algoritmo – ma di un servizio aperto a tutti e suscettibile di ulteriore perfezionamento, qualora emergessero nuove evidenze scientifiche. Uno schema che traduce il percorso logico che un grande clinico compie quando si trova di fronte a un paziente iperteso, prima di definire la terapia più appropriata al caso specifico. L’algoritmo consente di individuare strategie per popolazioni di pazienti e non è una guida alla scelta della terapia specifica, tuttavia riteniamo sia uno strumento prezioso non solo per il medico ma anche per il paziente, che troverà informazioni certificate e utili per acquisire maggiore consapevolezza sulla sua condizione e potrà avere un ruolo più attivo nella gestione della patologia. Ciò che si evince è che il farmaco non è sempre la scelta ottimale e che l’adozione di comportamenti corretti rappresenta nella maggior parte dei casi la prima soluzione che il clinico tenderà a suggerire al paziente”.

“È stata un’esperienza stimolante e molto positiva integrare il sapere tecnico-scientifico di un’Agenzia regolatoria come l’AIFA con le conoscenze clinico-pratiche di una Società scientifica come la SIIA per tradurre in uno schema concreto l’esperienza derivante in primo luogo dalle evidenze della pratica clinica – ha affermato il professor Borghi – Questo percorso decisionale potrà essere di supporto al paziente per modificare il suo atteggiamento nei riguardi della patologia e correggere quelle distorsioni che possono essere d’ostacolo alla definizione della corretta strategia di cura. Non dimentichiamo che il più delle volte sono ragioni di carattere soggettivo a rendere difficile il controllo della PA nella popolazione ipertesa.”

L’ipertensione arteriosa colpisce circa il 40% delle popolazioni industrializzate e la sua prevalenza è in aumento in tutto il mondo. Il 54% degli ictus e il 47% delle malattie coronariche sono attribuibili all’ipertensione, che è causa di 7,6 milioni di morti ogni anno (13,5% del totale) e di 6,3 milioni di anni di disabilità (4,4% del totale). È presente inoltre come co-morbilità nel 90% circa dei pazienti con malattie cardiovascolari. In Italia, secondo i dati OsMed, il 28,3% della popolazione assistibile risulta affetto da ipertensione (30-40% della popolazione generale). In poco più della metà dei pazienti (55,5%) il trattamento antipertensivo viene assunto con continuità (+0,2% nel 2014 rispetto al 2013). L’aderenza è leggermente superiore al Nord (56,8%), rispetto al Sud (56,2%) e soprattutto al Centro (50,4%), con  minime differenze di genere (uomini 57,4%; donne 53,9%), e aumenta al crescere dell’età, nei pazienti già in trattamento e in quelli con pregresso evento cardiovascolare o diabete.

Pressione-arteriosa

  • 24 Settembre, 2015
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Ricerca: “Vaccino contro l’influenza fondamentale per la salute dell’anziano”

Basta vaccinare un terzo degli adulti contro l’influenza per diminuire del 20% la malattia negli anziani, tra i gruppi più a rischio di sviluppare complicazioni gravi. Lo ha scoperto uno studio della Cleveland Clinic pubblicato da Clinical Infectious Diseaes. L’analisi si basa sull’osservazione di una platea di tre milioni di persone in Ohio seguite per otto stagioni influenzali. Nelle contee dove c’era almeno il 31% della popolazione tra 18 e 64 anni vaccinata contro l’influenza gli anziani hanno un rischio inferiore del 21% di ricevere una diagnosi di malattie collegate al virus. Nessuna correlazione è stata invece vista con il tasso di vaccinazione tra i bambini. “La scoperta suggerisce che la vaccinazione antinfluenzale dovrebbe essere incoraggiata tra gli adulti a basso rischio – scrivono gli autori – non solo per porteggere se stessi ma anche per il benefico di tutta la comunità, a cominciare dagli anziani“. Ogni anno, aggiungono gli autori, negli Usa tra l’80 e il 90% delle morti causate dall’influenza e più di metà dei ricoveri avvengono tra gli anziani sopra i 65 anni.

  • 11 Settembre, 2015
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Mangiare con moderazione favorisce la longevità

 

Le corrette abitudini alimentari possono favorire l’invecchiamento attivo e in salute. In particolare, la chiave verso questo risultato potrebbe essere rappresenta dalla “restrizione calorica”. Lo afferma uno studio del National institute of Health statunitense pubblicato dal Journal of Gerontology: Medical Sciences, secondo cui i risultati sono inferiori a quelli visti nelle cavie di laboratorio, ma comunque apprezzabili. Negli esperimenti sugli animali gli effetti sull’aspettativa di vita della riduzione delle calorie si sono visti iniziando la dieta in giovane età, un esperimento che negli uomini richiederebbe anni. Per verificare se ci sono effetti misurabili più a breve termine i ricercatori hanno selezionato 218 persone giovani o di mezza età sottoponendoli per due anni a una dieta che riduceva il peso del 15,5% nel primo anno, con una restrizione calorica di circa il 12%, mantenendolo poi costante per il secondo. Contrariamente a quanto visto sugli animali, scrivono gli autori, non si sono avuti né un rallentamento del metabolismo né una variazione della temperatura corporea, ma la restrizione calorica ha avuto comunque effetti apprezzabili su molti parametri che sono legati alla longevità. Durante il monitoraggio dei parametri biologici si è registrato anche un calo del colesterolo e una minore attività dell’anticorpo tiroideo T3.

 

  • 3 Settembre, 2015
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L’Oms ribadisce la centralità e l’importanza delle vaccinazioni

 

Un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno a causa di patologie che potrebbero essere evitate con vaccini esistenti, mentre un bambino su 5 non riceve sistematicamente i vaccini vitali. Il rifiuto del vaccino o l’esitazione di fronte a tale mezzo di immunizzazione costituiscono una sfida crescente per i programmi di vaccinazione, afferma l’Organizzazione mondiale della sanità che firma un numero speciale della rivista “Vaccine”. Per l’Oms i “vaccini possono solo migliorare la salute e prevenire decessi se sono utilizzati, e i programmi di vaccinazione devono essere in grado di raggiungere e mantenere tassi elevati di vaccinazione”. L’esitazione di fronte al vaccino non è un problema caratteristico dei Paesi ad alto reddito, ma un fenomeno complesso che si pone su scala mondiale, in forme variabili e in rapida evoluzione, spiega l’Oms in un comunicato. Le preoccupazioni circa l’innocuità del prodotto non sono infatti il solo fattore che favorisce l’esitazione o il rifiuto, afferma l’Oms. Vi sono anche convinzioni negative fondate su idee sbagliate – come quella che pretende che la vaccinazione delle donne causa sterilità –, la disinformazione, la sfiducia nel personale o il sistema sanitario, il ruolo di personaggi influenti, i costi o gli ostacoli geografici. Le immunizzazioni sono fondamentali anche per gli anziani. Una campagna di vaccinazione contro le infezioni causate da pneumococco permettere di evitare ogni anno diverse centinaia di successi. L’Oms conferma la centralità della vaccinazione nella politica sanitaria.

 

  • 1 Settembre, 2015
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HappyAgeing è l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, nata nel 2014 per promuovere nel nostro Paese politiche e iniziative volte a tutelare la salute dell’anziano e a sviluppare le indicazioni della Commissione europea sul fronte dell’invecchiamento attivo. Di HappyAgeing fanno parte Federsanità ANCI, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, la Società Italiana di Igiene, i sindacati SPI CGIL, FNP CISL, UIL Pensionati, e la Federazione Anziani e Pensionati ACLI. Le modalità operative dell’Alleanza si realizzano attraverso la confluenza di tutte le realtà che si occupano del benessere degli anziani e lo sviluppo e la replicazione sul piano nazionale di esperienze realizzate con successo nel contesto locale e validate scientificamente dai partner di HappyAgeing.

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