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Sperimentazioni: gli over 65 sottorappresentati negli studi sulla lombalgia

Ne soffre il 23% ma ai trial in partenza è prevista la partecipazione

di soli tre anziani su 100

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Il dolore lombare è una delle principali causa di disabilità a livello globale, con maggiore impatto nella popolazione anziana. Così afferma il Global Burden of Disease Study, un progetto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che, a partire dal 1990, ha quantificato gli effetti sulla salute e sulla qualità della vita di moltissime malattie e ferite nelle diverse zone del mondo, introducendo anche il parametro DALY (disability-adjusted life-year), calcolato sugli anni di vita persi a causa di morte prematura e sugli anni di vita vissuta in condizioni non ottimali. Mentre cambia la nostra prospettiva di vita il numero di anziani tende a crescere e aumentano anche gli anni di dolori e disabilità che queste persone sopportano. La prevalenza dei disturbi legati alla lombalgia nella popolazione anziana corrisponde al 23% circa, con una prognosi peggiore con l’avanzare dell’età che porta ad alti tassi di non recupero. Sebbene in precedenza si pensasse che la patologia non fosse così problematica, negli anziani la prognosi può essere grave, essendoci un aumento della possibilità di cadute, che sono la causa principale di lesioni gravi negli over 65. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare per logica, questa fascia di popolazione è sottorappresentata nelle sperimentazioni cliniche per la lombalgia. L’attuale terapia del dolore lombare negli anziani, basata su farmaci specifici, è fondata principalmente sui risultati di studi su campioni di gruppi eterogenei di età. Di conseguenza, la mancanza di ricerche che indagano l’efficacia di questo tipo di interventi negli anziani con disturbi alla schiena può contribuire a una gestione insoddisfacente della malattia in questa fascia di età. Lo sviluppo di trial clinici rivolti a questa fascia di popolazione è un importante passo avanti nella ricerca per la lombalgia, perché l’età avanzata è caratterizzata da specifici fattori bio-psico-sociali che caratterizzano gli anziani come un sottogruppo distinto, con la possibile necessità di approcci diversi nella gestione della patologia. Uno studio pubblicato sul Journal of American Geriatrics Society https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30536367 a fine 2018 ha presentato un’analisi del database ICTRP (International Clinical Trial Registry Platform) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per verificare il trend di partecipazione della popolazione anziana negli studi clinici per la lombalgia. Analizzando i protocolli ammissibili registrati da gennaio 2015 a novembre 2018, è emerso che sono 167 le sperimentazioni cliniche che stavano progettando di reclutare partecipanti di età superiore ai 65 anni. Di questi, solo 5 (corrispondente al 3% circa del campione totale di partecipanti) sono stati progettati con target esclusivo over 65. L’esclusione dei partecipanti più anziani dagli altri trial clinici non è stata giustificata ed è stato imposto un limite di età superiore arbitrario nel 93,6% dei protocolli. L’istituzione di un limite di età superiore può essere considerato un modo semplice per raggiungere un campione omogeneo, eliminando di conseguenza alcuni criteri di esclusione legati all’età (ad esempio polifarmacoterapia e comorbidità) e facilitando il processo di screening per l’ammissibilità, che può far risparmiare tempo e denaro. Una sperimentazione clinica con un piccolo campione può presentare insufficiente potere statistico e potrebbe esporre i partecipanti a rischi e oneri inutili in uno studio con limitato valore clinico. Dall’analisi è emerso che la maggior parte dei protocolli sono previsti per le regioni sviluppate: un risultato prevedibile, considerando che la vita media è più alta nei Paesi sviluppati. Inoltre, ci sono prove a favore della standardizzazione di questi protocolli, in vista di un miglioramento nella ricerca nell’ambito del dolore lombare. Tuttavia, è importante sottolineare che è necessario rivolgersi anche ai Paesi in via di sviluppo, perché l’aspettativa di vita e le malattie croniche associate, inclusa la lombalgia, sono in aumento in tutto il mondo. Vanno sottolineate anche le limitazioni di questa analisi, cosa che fanno gli autori stessi. Innanzitutto, la ricerca era limitata all’analisi dei registri dal database ICTRP: per cui non è detto che contenga le informazioni su tutti gli studi clinici riguardanti la lombalgia. In secondo luogo, poiché sono stati presi in considerazione solo trial futuri, non possiamo determinare il numero effettivo di partecipanti over 65 che saranno reclutati. In conclusione, sebbene la popolazione anziana cresca in tutto il mondo e i dati dell’analisi sugli studi clinici confermino una effettiva esclusione della fascia d’età considerata, gli over 65 continueranno ad avere un accesso limitato alle sperimentazioni cliniche di questo tipo, per lo meno nel prossimo futuro.

  • 2 Febbraio, 2019
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Appello agli anziani: andate a votare

Siate di esempio alle nuove generazioni. I diritti vanno esercitati. Invecchiamento attivo è partecipazione.

Alla vigilia dell’appuntamento elettorale del 4 marzo per il rinnovo del Parlamento e le amministrative regionali in Lazio e in Lombardia, HappyAgeing, Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, lancia un appello a tutte le cittadine e a tutti i cittadini a non mancare l’appuntamento con le urne, esercitando così il proprio diritto di voto, qualunque sia la preferenza e l’orientamento politico.

elezioni 4 marzo 2018 Ricordando l’importanza del difendere con l’esercizio i diritti conquistati, HappyAgeing sottolinea anche l’occasione per le persone anziane di essere di esempio per le giovani generazioni sull’importanza e sul valore dell’impegno – anche di una singola persona – a vantaggio della comunità.

Invecchiamento attivo significa del resto anche partecipazione attiva alla vita politica del Paese, qualunque sia il proprio orientamento culturale. Oltre a incidere sui cinque pilastri indicati dall’Unione Europea per un invecchiamento in salute (alimentazione, movimento, consumo corretto di farmaci, screening e vaccinazioni), l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo HappyAgeing e le organizzazioni che l’hanno fondata sono quotidianamente impegnate per avversare il peggiore nemico della terza età rappresentato dalla solitudine. Sentirsi responsabili delle scelte per il Paese è un modo – domenica 4 marzo – di far sentire la rilevanza di una parte consistente della popolazione nelle scelte dell’intera comunità.

  • 3 Marzo, 2018
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Anziani, dall’OMS allarme influenza in Europa

Negli over 65, la polmonite batterica uccide più dei virus stagionali. Sindacati, organizzazioni civiche, società scientifiche e istituzioni territoriali ricordano che prevenirla è un diritto: #tispetta

In Italia è allarme dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) sul numero di vaccinazioni anti influenzali effettuate dagli anziani. Nel nostro Paese, solo la metà della popolazione sceglie di farla, a fronte di un obiettivo minimo stabilito al 75% del totale. A farne le spese, quest’anno, già 12mila persone (40.000 in Europa). A questo elevato rischio, che non riguarda solo gli anziani ma anche cardiopatici, diabetici e altri malati cronici, si aggiunge anche quello silenzioso ma mortale della polmonite batterica..che provoca, negli anziani, 9mila morti l’anno (dati Eurostat 2013).

“Oggi ci sono diverse migliaia di morti l’anno per complicanze da influenza, quasi tutte tra gli anziani ma non dimentichiamo l’emergenza silenziosa delle polmoniti batteriche, che si aggiunge ai 12.000 morti per complicanze per influenza in Italia – dichiara il presidente HappyAgeing Michele Conversano – se si combinasse la vaccinazione antinfluenzale al vaccino antipneumococcico, si potrebbe arrivare a ridurre il numero di decessi fino anche del 60%. E le vaccinazioni contro rischi mortali come le polmoniti batteriche e contro patologie invalidanti come l’herpes zoster si possono fare lungo tutto il corso dell’anno, una volta nella vita per essere protetti per sempre”.

Secondo l’OMS, gli anziani evitano i vaccini per paura, in quanto spaventati dal fatto che prendono già troppi farmaci. A sfatare questa credenza ci pensa l’Istituto superiore di Sanità, che ha invece spiegato come non solo non ci sono controindicazioni, ma anzi è proprio quando si prendono molti medicinali che è meglio fare le vaccinazioni.

“La vaccinazione è la misura più efficace per prevenire gravi malattie causate dall’influenza – conclude Conversano – per questo HappyAgeing, Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo sta portando avanti una campagna sul territorio in diverse regioni italiane per dare piena applicazione del Piano nazionale per le vaccinazioni, inserito nei Livelli essenziali di assistenza. In tutto il territorio italiano i componenti dell’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo sono impegnati per far conoscere agli anziani il proprio diritto alla vaccinazione con la campagna #tispetta. Il vaccino è un mio diritto. Io ci vado”.

  • 8 Febbraio, 2018
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La compagnia favorisce l’invecchiamento in salute

Aiutare gli anziani a sentirsi meno soli e ad essere meno isolati – magari anche solo con telefonate o visite domiciliari periodiche o con programmi a favore della vita comunitaria – potrebbe ridurre le visite mediche cui essi si sottopongono e anche quindi eventuali costi e prestazioni sanitarie impropri. Infatti uno studio condotto presso la University of Georgia, College of Public Health e pubblicato sull’American Journal of Public Health mostra che gli anziani che si sentono cronicamente soli vanno più spesso dal medico a farsi visitare. “Che la solitudine possa avere un ruolo negativo nella percezione di segni e sintomi di malattia da parte dell’anziano non c’è dubbio – commenta il presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria Nicola Ferrara – ed è credibile che il paziente si rivolga a chi gli sta più vicino che – se non ha parenti stretti – è spesso il proprio medico. Quando ciò si verifica la conseguenza è una prestazione sanitaria potenzialmente impropria che non risponde alle reale esigenze di salute del paziente e che potrebbe portare a eccesso di medicalizzazione con prescrizioni di esami e farmaci inutili”. Molti recenti studi hanno dimostrato che la solitudine – vera che sia o anche solo percepita dall’individuo – nuoce alla salute. Sicuramente, quindi, un anziano solo potrebbe avere realmente più problemi di salute e quindi, per questo, rivolgersi più di frequente al proprio medico. Ma i ricercatori Usa hanno anche voluto vedere se la solitudine in sé possa spingere l’anziano nello studio medico anche senza un reale motivo di salute, per esempio anche solo come scusa per avere un contatto umano. Per verificare questa ipotesi gli esperti hanno coinvolto oltre 3500 anziani e in due anni differenti (2008 e 2012) determinato con questionari ad hoc l”’indice di solitudine” di ciascuno. I ricercatori hanno confrontato i risultati dell’indice di solitudine col numero di visite mediche dell’anziano e visto che gli anziani che dichiaravano di sentirsi più soli e in modo cronico (cioè sia nel 2008 sia nel 2012) avevano preso un maggior numero di appuntamenti presso il proprio medico nel corso di ciascun anno. Quindi molte di queste visite possono essere state mosse dal mero bisogno di un contatto umano da parte dell’anziano, per cui “ben vengano tutti i programmi di socializzazione o di coinvolgimento dell’anziano in attività socialmente utili – conclude Ferrara – che fanno sentire meglio l’anziano producendo effetti positivi sulla sua salute, evitano eccesso di medicalizzazione” e da ultimo possono evitare spreco di risorse.

  • 7 Aprile, 2015
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Venticinque anni fa scompariva un grande Presidente

HappyAgeing ricorda Sandro Pertini, il presidente della Repubblica più amato dagli italiani

sandro pertini anziani

  • 24 Febbraio, 2015
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Il presidente della Repubblica saprà tutelare gli anziani

“Congratulazioni e auguri di buon lavoro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una persona di indiscusso valore che saprà onorare il mandato. Ci auguriamo che il Presidente possa fare pressione sulle istituzioni repubblicane per evitare che gli anziani e i soggetti più deboli cadano vittime di una politica sempre meno attenta ai loro bisogni”. Così in una nota l’associazione HappyAgeing saluta l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella. “Il suo primo pronunciamento ufficiale sulle difficoltà degli italiani va nella direzione giusta. Gli over65 restano un’importante risorsa per la comunità nazionale” conclude la nota di HappyAgeing, l’alleanza per l’invecchiamento attivo formata dai sindacati dei pensionati di Cgil-SPI, Cisl-Snp e UilP, Acli, Federsanità-Anci, Cittadinanzattiva, Tribunale per i diritti del malato, Società italiana di Igiene; Società italiana di Geriatria e Gerontologia; Società italiana di medicina fisica e riabilitativa. (Ram/AdnKronos Salute) 31-GEN-15

  • 2 Febbraio, 2015
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HappyAgeing è l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, nata nel 2014 per promuovere nel nostro Paese politiche e iniziative volte a tutelare la salute dell’anziano e a sviluppare le indicazioni della Commissione europea sul fronte dell’invecchiamento attivo. Di HappyAgeing fanno parte Federsanità ANCI, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, la Società Italiana di Igiene, i sindacati SPI CGIL, FNP CISL, UIL Pensionati, e la Federazione Anziani e Pensionati ACLI. Le modalità operative dell’Alleanza si realizzano attraverso la confluenza di tutte le realtà che si occupano del benessere degli anziani e lo sviluppo e la replicazione sul piano nazionale di esperienze realizzate con successo nel contesto locale e validate scientificamente dai partner di HappyAgeing.

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