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Screening

Sezione: Screening

A Pisa si studiano sistemi innovativi per garantire assistenza ai malati di Alzheimer

“Dobbiamo immaginare luoghi in multiproprietà, appositamente organizzati e adeguatamente gestiti, dove garantire la migliore esistenza possibile per i pazienti malati di Alzheimer o con patologie gravi neurodegenerative che colpiscono gli anziani”. Questa l’opinione di Claudio Pugelli, presidente della Fondazione Pisa, illustrando l’intesa che ha permesso di donare al Cnr di Pisa una struttura di 300 metri quadri dove per anni è stato sperimentato un trattamento per rallentare la progressione della demenza senile. “Penso – ha aggiunto Pugelli – a posti attrezzati per risolvere questo genere di esigenze che possono essere realizzati orientando meglio l’impiego delle risorse di ciascuno nella fase avanzata della vita, con conseguente ottimizzazione dei risultati terapeutici anche di prevenzione e con conseguente alleggerimento della spesa pubblica sanitaria”. Il progetto ‘Train the Brain’, coordinato da Lamberto Maffei e finanziato con 4 milioni di euro dalla Fondazione, ha stabilito con certezza scientifica la possibilità di rallentare l’insorgenza di certe patologie senza ricorrere a trattamenti farmacologici, ma sviluppando un percorso combinato di esercizi fisici e di training cognitivi. La Fondazione Pisa, per agevolare l’esecuzione della ricerca, ha anche realizzato una struttura prefabbricata fornita dei presidi tecnici e dei supporti terapeutici necessari allo scopo, che ora è stata donata al Cnr affinché le attività di ricerca proseguano.

Le malattie neurodegenerative rappresentano una delle insidie più pericolose per la salute degli anziani e per la tenuta economico-finanziaria del Servizio sanitario nazionale. Per questo motivo è importante lavorare sul fronte della prevenzione e della ricerca scientifica. Gli investimenti volti alla definizione di politiche destinate a garantire l’invecchiamento attivo sono in grado di far nascere opportunità di sviluppo per tutto il Paese.

 

  • 15 Luglio, 2016
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Povertà assoluta in aumento. Anche gli anziani sono in pericolo: urgenti nuove tutele

Nel 2015, 1 milione 582 mila famiglie (il 6,1% delle famiglie residenti) risulta in condizione di povertà assoluta in Italia, per un totale di 4 milioni e 598 mila individui (7,6% dell’intera popolazione), il valore più alto dal 2005. Gli anziani sono tra le categorie più esposte ai pericoli di questa condizione. Dopo essere salita al 5,6% nel 2012, l’incidenza di povertà assoluta è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 6% negli ultimi tre anni per le famiglie, mentre è in crescita in termini di individui (7,6% nel 2015, 5,9% nel 2012). Lo rende noto un report dell’Istat. A livello territoriale è il Mezzogiorno a registrare i valori più elevati di povertà assoluta (9,1% di famiglie, 10,0% di persone) e il Centro quelli più bassi (4,2% di famiglie, 5,6% di persone). In leggero calo, dal 19,1% al 18,7%, l’intensità della povertà che, in termini percentuali, indica quanto la spesa mensile delle famiglie povere è mediamente sotto la linea di povertà, ovvero “quanto poveri sono i poveri”. Tra le persone coinvolte 2 milioni 277 mila sono donne (7,3% l’incidenza), 1 milione 131 mila sono minori (10,9%), 1 milione 13 mila hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (9,9%) e 538 mila sono anziani (4,1%). Un minore su dieci, quindi, nel 2015 si trova in povertà assoluta (3,9% nel 2005). Negli ultimi dieci anni l’incidenza del fenomeno è rimasta stabile tra gli anziani (4,5% nel 2005) mentre ha continuato a crescere nella popolazione tra i 18 e i 34 anni di età (9,9%, più che triplicata rispetto al 3,1% del 2005) e in quella tra i 35 e i 64 anni (7,2% dal 2,7% nel 2005). Peggiorano le condizioni delle famiglie di 4 componenti (l’incidenza della povertà assoluta sale al 9,5% nel 2015 dal 6,7% dell’anno precedente), in particolare delle coppie con 2 figli (dal 5,9 all’8,6%) e delle famiglie con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (dal 6,0 al 7,5%) (Prospetto 4); rimangono stabili per le altre tipologie familiari. Livelli elevati di povertà assoluta si osservano per le famiglie con cinque o più componenti (17,2%), soprattutto se coppie con tre o più figli (13,3%) e famiglie di altra tipologia, con membri aggregati (13,6%); l’incidenza sale se in famiglia ci sono almeno tre figli minori (18,3%) e scende nelle famiglie di e con anziani (3,4% tra le famiglie con almeno due anziani).

Faremo di tutto per far aumentare le attenzioni delle pubbliche amministrazioni e dei decisori pubblici nei confronti dei bisogni degli anziani. I dati diffusi dall’Istat ci spingono a chiedere con maggior vigore politiche destinate all’invecchiamento attivo e in salute. Attività che possono – e devono – diventare una straordinaria opportunità di sviluppo per il Paese e per le singole comunità locali.

 

  • 14 Luglio, 2016
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Incontinenza. Uno studio ha analizzato i bisogni degli anziani

I servizi sanitari dedicati alle persone che soffrono di incontinenza vanno migliorati seguendo un approccio integrato. Risulta necessario ottimizzare le modalità di erogazione dei presidi assorbenti e potenziare la continuità assistenziale: sia nelle attività di supporto clinico e psicologico, sia nella formazione di chi presta le cure. Questo il quadro che emerge da uno studio preliminare del Centro ricerche economico-sociali sull’invecchiamento dell’Irccs Inrca – l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per Anziani – di Ancona sulla gestione dell’incontinenza, presentato in anteprima alla 6° edizione del “Global forum of incontinence” di Berlino. Lo studio, mediante questionari e interviste, compara i servizi offerti dal Sistema sanitario con i bisogni degli anziani affetti dal disturbo e dei loro familiari.

“L’invecchiamento della popolazione – spiega Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico – impone la ricerca di modelli assistenziali efficaci che analizzino le necessità anche di chi assiste, il caregiver, il cui ruolo è cruciale nella qualità della vita di molti anziani”. In particolare, i familiari intervistati segnalano la necessità di prevedere servizi di orientamento sulla malattia oltre che di sostegno psicologico, anche in un’ottica di gestione dello stress che l’assistenza ad una persona incontinente comporta, insieme ad attività di formazione per governare concretamente il disturbo. Servizi fondamentali soprattutto dopo un ricovero, nel delicato passaggio dall’ospedale all’ambiente domestico.

“Gli stessi pazienti – spiega Sara Santini, responsabile dello studio – spesso hanno una scarsa conoscenza della malattia e dell’effettivo grado di severità. A monte c’è un generale silenzio sulla problematica, poiché chi ne soffre è esposto a forti livelli di imbarazzo e vergogna”. Il supporto alle persone incontinenti è reso più difficile dalla mancanza di un protocollo che consenta al medico di famiglia di fare una diagnosi precisa, in modo da prescrivere ausili assorbenti adeguati. Significativo il fatto che gli uffici adibiti a valutare, secondo la normativa ministeriale, l’assegnazione degli ausili mutuabili, respingono un gran numero di prescrizioni perché non corrispondenti ai reali disturbi. E anche quando lo sono, spesso non vengono utilizzate dagli utenti: circa il 40% rinuncia agli ausili prescritti dal medico, in quanto preferisce acquistare a proprie spese quelli più consoni alle esigenze personali. “Mancherebbe – aggiunge Santini – un criterio univoco di valutazione della malattia, con la creazione di linee guida nazionali, oltre a un sistema di controllo periodico del paziente, al fine di rimodulare le cure nel tempo”. Criticità si riscontrano non solo nella tipologia degli assorbenti, spesso di bassa qualità, ma anche nelle quantità erogate. Recentemente in alcune Regioni c’è stata una riduzione del 50% (da 120 a 60 al mese) del numero di quelli mutuabili. Cifra giudicata insufficiente, soprattutto nei casi di incontinenza severa, dove la spesa a carico degli utenti può raggiungere i 200 euro mensili. Il processo di distribuzione dei presidi inoltre è disomogeneo sia tra Regioni che tra singole Aree Vaste. Solo in poche zone vengono recapitati a domicilio, come chiedono gli utenti, mentre più di frequente è necessario recarsi in farmacia. Tra le ipotesi valutate per migliorare il servizio, quella di fornire agli utenti dei voucher, consentendo così di scegliere i tipi più adatti.

Sono 400 milioni le persone al mondo che soffrono di incontinenza. Il disturbo ha maggiore prevalenza nelle donne e cresce con l’avanzare dell’età: negli over 60 interessa il 15% degli uomini e il 35% delle donne, mentre tra gli anziani ospedalizzati supera il 50%. L’incontinenza è considerata, da chi ne soffre, l’effetto di un processo naturale dovuto all’invecchiamento e non viene percepita come un disturbo fisico. Solo un incontinente su dieci si consulta con il medico e in 3 casi su 4 dalla comparsa dei sintomi alla diagnosi passano anni.

Negli scorsi giorni è stato depositato al Senato un disegno di legge per aumentare le tutele per le persone affette da incontinenza. Testo presentato da un componente dell’intergruppo parlamentare sull’invecchiamento attivo e sottoscritto da altri aderenti. Un segnale da valutare molto positivamente. HappyAgeing-Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo è infatti decisa a collaborare fattivamente con questo organo parlamentare. Bisogna lavorare di buona lena per regalare anni di vita in salute agli ove65 italiani.

 

  • 29 Giugno, 2016
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Al Senato un disegno di legge per il riconoscimento dei caregiver. Fondamentali per anziani

Garantire il riconoscimento giuridico ai 3 milioni di persone, soprattutto donne tra i 45 e i 55 anni, che quotidianamente si prendono cura di un famigliare disabile o non autosufficiente. Questo l’obiettivo del disegno di “Legge quadro per il riconoscimento e la valorizzazione del caregiver famigliare”, di cui è primo firmatario al Senato il senatore del Pd Ignazio Angioni. “Questo disegno di legge – ha spiegato Ignazio Angioni – sottoscritto già da 73 senatori, ha l’obiettivo prioritario di riconoscere la figura del caregiver, un nuovo soggetto sociale sul quale è caricata la cura di circa 1,5 milioni di persone. La finalità è di agevolare a queste persone la conciliazione tra cura, impegni professionali e vita sociale e di relazione. Si parte da una lacuna legislativa che riguarda le donne, credo non a caso. Analoga proposta è stata presentata alla Camera dal deputato Pd Edoardo Patriarca, segno evidente che facciamo sul serio”. Loredana Ligabue, dell’associazione Carer dei caregiver dell’Emilia Romagna ha chiarito come “Il disegno di legge parte dall’esperienza di alcune regioni come l’Emilia Romagna e la Sardegna. Si tratta di riconoscere un ruolo e di fare rete tra i caregiver informali, cioè questi volontari domestici che sono per lo più donne e i caregiver formali della rete di assistenza istituzionale, anche per riprogettare le politiche di welfare”.

In 9 articoli, il disegno di legge punta alla definizione del caregiving ed è finalizzato “al riconoscimento, alla valorizzazione e alla tutela di chi presta assistenza a una persona non autosufficiente, conciliando tale attività con la sua vita lavorativa e sociale”. Si riconosce la possibilità di accedere ad un piano assistenziale individuale, di richiedere flessibilità sul lavoro, di avere assistenza psicologica e formazione, di certificare le competenze acquisite e di poter godere di un sostegno economico. Pietro Vittorio Barbieri, portavoce del Forum del Terzo settore ha riconosciuto come “in Parlamento si stia producendo il fatto nuovo importante del riconoscimento di una condizione. Non si tratta però di sostituire il servizio pubblico, che deve funzionare e garantire i livelli essenziali di prestazione”. Al disegno di legge hanno espresso sostegno, nel corso della conferenza stampa, anche Vincenzo Falabella della Fish, Marco Espa dell’associazione Abc dei famigliari di bambini cerebrolesi, Maria Irene Trentin del coordinamento donne della Cisl, Elisabetta Ielapi dell’associazione Alice, Enzo Costa presidente dell’Auser.

Anche HappyAgeing-Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo saluta la presentazione di questo articolato. La dignità di chi presta la propria assistenza a disabili e anziani deve essere pienamente riconosciuta e tutelata. L’assistenza familiare – e domiciliare – è uno dei cardini per garantire un invecchiamento in salute autentico. Così come richiesto dalla Commissione europea.

 

  • 28 Giugno, 2016
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L’invecchiamento attivo passa anche dalla prevenzione delle malattie mentali

“Nei confronti della salute mentale”, in particolare per “l’Alzheimer e la depressione, patologie che colpiscono specialmente gli anziani”, “è utile, necessario, improrogabile un provvedimento legislativo comunitario uguale e con la stessa valenza in tutti i Paesi membri dell’Unione europea”. Lo chiede Franco Previte, presidente dell’associazione “Cristiani per servire”, ricordando alcune petizioni da lui presentate alla commissione europea sul disagio psichico. “Nell’invecchiamento demografico le persone anziane hanno esigenze diverse, necessitano di sistemi sanitari che devono adattarsi in maniera tale da poter fornire un’assistenza adeguata garantendo la sostenibilità finanziaria, che purtroppo non ‘protegge’ dalla solitudine”. E in Europa “gli over 60 aumentano al ritmo di 2 milioni all’anno”. Previte ricorda che “il Parlamento europeo ha adottato il 6 febbraio 2013 una Risoluzione ‘sull’invecchiamento attivo e in buona salute’ (2012/2258 INI), dove al paragrafo 5 viene sottolineato che gli anziani rappresentano la fascia d’età in più rapida crescita in Europa, auspicando a tal fine di mettere a punto nel più breve tempo possibile infrastrutture, servizi, strumenti in grado di rispondere a questa transizione sociale, mentre la Commissione europea continua a coinvolgere l’Organizzazione mondiale della sanità e il maggior numero di parti interessate per svolgere azioni di sensibilizzazione su questa tematica”. Ma “in Italia – denuncia Previte – mancano case di riposo (anche quelle a conduzione cattolica) in grado di garantire un’adeguata assistenza a tutta la popolazione autosufficiente e non”, lasciando spazio “al lucro attivissimo e alla speculazione dell’iniziativa privata”.

Una buona politica sull’invecchiamento attivo non può prescindere dalla prevenzione delle malattie mentali. Secondo alcuni studi, questo tipo di patologie rappresenteranno una vera e propria emergenza nel medio periodo. Serve quindi un’autentica presa di coscienza per evitare che il Servizio sanitario nazionale venga travolto da questa domanda di servizi.

Mental Disease (Matteo Mascia)

 

  • 27 Giugno, 2016
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Presentato al Senato il disegno di legge sull’incontinenza

“In occasione della Giornata mondiale dell’incontinenza, in programma per il 28 giugno, abbiamo deciso di presentare un disegno di legge bipartisan per proporre una soluzione a quelle problematiche che oggi affliggono 5 milioni di persone nel nostro Paese”. Così il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Conservatori e Riformisti), componente della Commissione Igiene e Sanità, che illustrando la prima proposta di legge in favore delle persone che soffrono di incontinenza fecale e urinaria, presentata questa mattina in conferenza stampa al Senato insieme agli altri firmatari del testo: Emilia Grazia De Biasi (Pd), presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Laura Bianconi (Area Popolare), Lucio Romano (Autonomie) e Vincenzo D’Anna (Ala). “Tre sono gli aspetti fondamentali affrontati dalla proposta di legge – spiega D’Ambrosio Lettieri – inerenti la formazione del personale, la formazione dei soggetti e dei pazienti interessati, per avere una maggiore possibilità di accesso al servizio, e una governance nell’ambito dell’assistenza. L’auspicio è che si possa garantire di più e meglio un approccio sanitario-assistenziale a risoluzione di problematiche che riguardano non soltanto una sfera attinente la tutela della salute ma in modo più ampio e significativo il profilo della dignità di quelle persone che, talvolta, restano escluse dal contesto sociale perché portatrici di un handicap particolarmente invalidante”.

Old Boy (Matteo Mascia)Lucio Romano, senatore del gruppo Autonomie è anche coordinatore del neo-costituito intergruppo parlamentare per l’invecchiamento attivo. Organo parlamentare, che vede come vice-coordinatrice la deputata del Partito democratico Vittoria D’Incecco, che ha scelto di intavolare un rapporto di dialogo e collaborazione con HappyAgeing. Il confronto con i decisori pubblici è fondamentale per affrontare adeguatamente le materie connesse all’invecchiamento in salute.

 

  • 22 Giugno, 2016
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HappyAgeing è l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, nata nel 2014 per promuovere nel nostro Paese politiche e iniziative volte a tutelare la salute dell’anziano e a sviluppare le indicazioni della Commissione europea sul fronte dell’invecchiamento attivo. Di HappyAgeing fanno parte Federsanità ANCI, Fondazione Dieta Mediterranea, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, la Società Italiana di Igiene, i sindacati SPI CGIL, FNP CISL, UIL Pensionati, e la Federazione Anziani e Pensionati ACLI. Le modalità operative dell’Alleanza si realizzano attraverso la confluenza di tutte le realtà che si occupano del benessere degli anziani e lo sviluppo e la replicazione sul piano nazionale di esperienze realizzate con successo nel contesto locale e validate scientificamente dai partner di HappyAgeing.

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