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Anziani

Sezione: Anziani

In Italia ci si vaccina poco. Anziani immunizzati contro influenza calano di anno in anno

Il problema della scarsa vaccinazione contro l’influenza non riguarda solo l’Italia, dove era ben presente anche prima del “caso Fluad” di quest’anno, ma è comune a molti paesi europei, come dimostra anche la cifra di 40mila morti l’anno per questa malattia in tutto il continente. Se i numeri del rapporto curato dall’Ecdc per il nostro paese non sono tra i peggiori, avvertono però gli esperti, noi siamo l’unico paese con un trend in discesa, che potrebbe farci perdere molte posizioni. Secondo le cifre, che si riferiscono alle stagioni 2011-2012 e 2012-2013, Olanda, Irlanda del Nord, Scozia e Inghilterra sono intorno al 75% di anziani vaccinati, il Galles è al 65% ed è seguito da Spagna, Irlanda e Italia intorno al 55%, mentre la media europea è del 45%. ”Vista così la situazione italiana non sembra troppo diversa da quella degli altri paesi – spiega Paolo D’Ancona, il ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità che coordina il progetto ‘Venice 3’ da cui sono ricavati i dati – ma la nostra preoccupazione è che, se si considerano anche gli anni precedenti, si vede che gli altri paesi migliorano o sono stabili mentre noi siamo gli unici a calare di anno in anno”. Decidere se fare il vaccino, spiega l’esperto, è una questione legata sempre di più alla fiducia che le istituzioni riescono a creare rispetto a questo intervento. “C’è anche il problema del prezzo del vaccino, che in alcuni paesi non è rimborsato, ma la fiducia è l’aspetto più rilevante. L’Italia da questo punto di vista è in forte ritardo, e ha anche il problema delle differenze regionali che spesso rendono vani anche gli sforzi fatti a livello centrale”. Gli anziani, anche nel resto d’Europa, rimangono comunque la categoria a rischio più vaccinata. Per quanto riguarda i malati cronici il tasso europeo medio è del 50%, che scende al 28% tra gli operatori sanitari e al 15 tra le donne in gravidanza, sempre a fronte di un obiettivo minimo del 75% indicato dalle autorità sanitarie europee. Queste statistiche, a differenza di quelle per gli anziani che riguardano tutti, sono però raccolte solo in sette paesi, fra cui non c’è l’Italia. “Questo è un problema pressante – sottolinea D’Ancona – da noi si promuove la vaccinazione, ma non si investe poi nel monitoraggio delle categorie da vaccinare. Noi sappiamo ad esempio quante dosi sono state date a malati cronici bronchiali, ma non sappiamo quanti sono in totale, quindi non possiamo sapere che percentuale è protetta”. (ANSA)

  • 27 Gennaio, 2015
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Acli chiede aumento delle pensioni minime contributive

 Una proposta di legge per istituire l’integrazione al minimo vitale per trattamenti pensionistici calcolati esclusivamente con il sistema contributivo. L’ha preparata la Federazione Anziani Pensionati Acli con il supporto del Patronato Acli. Sarà presentata venerdì mattina 23 gennaio, a Roma, a Palazzo Altieri, in Piazza del Gesù 49, e mira a far raggiungere un livello di reddito che corrisponde in linea di massima alla soglia di povertà assoluta. “Luca -spiega la nota della Federazione Acli– è un operaio di 55 anni che guadagnava circa 830 euro netti al mese fin quando a causa di una gravissima malattia l’Inps riconosce che si trova nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Cessa il lavoro, ha 12 anni circa di contributi come lavoratore dipendente la sua pensione di Inabilità è pari a 192,17 mensili. Nella situazione dell’operaio Luca si trovano già circa 51.000 cittadini. Sono i titolari delle nuove pensioni di Invalidità e superstiti liquidate esclusivamente con il sistema contributivo, il loro importo medio è di poco oltre 173 Euro mensili, enormemente al di sotto della soglia di povertà”. Ma l’articolo 38 della Costituzione, ricorda l’associazione, sancisce che “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”. Cosa che non si garantisce affatto, attacca l’associazione, “con l’applicazione senza correttivi della della riforma pensionistica di Dini (legge 335/95)”. “Con questa proposta -afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli- intendiamo contribuire alla riforma del welfare partendo dal basso, a partire da quelli fanno più difficoltà a far sentire le loro ragioni ed i loro diritti”. “Con questa iniziativa la Fap Acli -sostiene il segretario nazionale Serafino Zilio- diamo ascolto e voce ad ogni situazione, facendo proposte non corporative ma globali, che abbiano come obiettivo principale la giustizia sociale ed il bene comune”. (Adnkronos)

  • 16 Gennaio, 2015
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Michele Conversano (HappyAgeing), Influenza: “Aumentano i casi gravi. Necessario incrementare la copertura vaccinale”

(9Colonne) Roma, 16 gen – “Il numero di casi di influenza continua a crescere senza sosta. La popolazione assistita è infatti superiore al milione e trecentomila unità, cifra pari al 2 per cento dei residenti italiani mentre il numero di nuovi casi nell’ultima settimana è pari a 350.000. Siamo nel pieno del periodo epidemico ed il numero di persone malate è destinato ad aumentare nei prossimi giorni. Purtroppo il quadro risente del crollo nelle vaccinazioni antinfluenzali, fenomeno dovuto alla poca fiducia riposta in questi trattamenti”: così Michele Conversano, presidente di HappyAgeing, fotografa lo scenario analizzando i dati diffusi ieri dall’Istituto superiore di sanità. “Negli ultimi giorni i soggetti più colpiti sono stati i bambini e i giovani adulti; ospiti in grado di diffondere l’infezione con molta velocità a causa della loro elevata socialità – continua il presidente dell’associazione impegnata sul fronte dell’invecchiamento attivo -. Nel Veneto e nelle Marche si sono registrati decine di casi gravi e un’incidenza superiore alla media nazionale. Ci sono inoltre diverse situazioni in cui la patologia influenzale può aggravarsi arrivando a complicazioni molto serie come le polmoniti causate da pneumococco. Eventi che potrebbero essere evitati favorendo la vaccinazione contro questo batterio, intervento che eviterebbe circa 8.000 decessi all’anno. Purtroppo però le Regioni non lo promuovono in maniera adeguata, una lacuna che finisce per danneggiare i cittadini più anziani”. “È necessario aumentare la profilassi e lavorare per incrementare la copertura vaccinale – conclude Conversano – Vi è l’esigenza di lavorare sul fronte dell’educazione sanitaria”. HappyAgeing è una “alleanza per l’invecchiamento attivo” formata dai sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, Acli, Federsanità-ANCI, Cittadinanzattiva, Tribunale per i diritti del malato, Società Italiana di Igiene – SItI; Società Italiana di Geriatria e Gerontologia – SIGG; Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa – Simfer. (red) 

  • 16 Gennaio, 2015
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Meno calorie, tanta acqua: la dieta ideale per gli over 65

Senior 1

Focus di Giuseppe Paolisso, ordinario di medicina interna alla Seconda Università di Napoli e presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria

L’idratazione è essenziale per le persone anziane (foto Shutterstock).
Focus di Giuseppe Paolisso, ordinario di medicina interna alla Seconda Università di Napoli e presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria.

L’alimentazione è uno degli elementi chiave per una vita sana dopo una certa età. La dieta degli anziani, infatti, deve tenere conto dei bisogni tipici della vecchiaia. Ecco come si deve mangiare una volta passati i 60 anni per invecchiare bene.

Dieta mediterranea con meno calorie. I capisaldi della piramide alimentare della dieta mediterranea (leggi: con la dieta mediterranea si vive più a lungo) pensata per adulti dai 18 ai 65 anni valgono anche per gli anziani: quindi, i carboidrati devono rappresentare il 55-60% delle calorie assunte ogni giorno, le proteine il 15% circa e i grassi il 25-30%. Quello che cambia è l’apporto calorico quotidiano. Ecco le linee guida dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) per una persona sana che conduce una vita moderatamente sedentaria.
• Dai 65 ai 74 anni: 1.900 calorie per gli uomini e 1.600 per le donne.
• Oltre i 74 anni: 1.700 calorie per lui e 1.500 per lei.

Le calorie vanno suddivise nei tre pasti principali: colazione, pranzo e una cena frugale. Ammessi spuntini a metà mattina o a metà pomeriggio con un frutto fresco.

Carboidrati: pane, pasta, riso e altri cereali possono essere consumati tutti i giorni, ma le quantità vanno ridotte nella dieta degli anziani rispetto a quella standard. Se fino a 65 anni la porzione standard di pasta è di 70 grammi per la donna e 80 per l’uomo, fino a 80 anni scende a 60 per lei e 70 per lui, mentre oltre gli 80 anni diminuisce a 50-60 grammi.

Proteine. La principale accortezza in vecchiaia è di aumentare la percentuale di proteine vegetali (legumi, anche quelli in lattina) rispetto a quella di proteine animali (carne, pesce, salumi, uova, formaggi): se fino ai 50 anni la proporzione è di 40% animali e 60% vegetali, negli anziani bisogna arrivare a 20 e 80%. Le proteine animali devono provenire da uova (fino a due la settimana), carni bianche come tacchino, pollo, coniglio (tre porzioni settimanali), pesce, soprattutto quello azzurro (due-tre porzioni), mentre carni rosse, salumi e formaggi non vanno consumati più di una volta la settimana. È vero che le donne in post menopausa hanno un fabbisogno di calcio elevato per scongiurare il rischio di osteoporosi, ma è preferibile assumere questo minerale tramite latte scremato e ricotta per non aumentare la possibilità di malattie cardiovascolari.

Grassi e condimenti. L’olio extravergine d’oliva è la fonte principale di grassi, cui si aggiungono gli omega 3 del pesce e della frutta secca (da mangiare una volta la settimana). Meglio evitare burro e margarina, ridurre l’uso di sale, mentre si può condire liberamente con aceto, limone, erbe aromatiche e spezie.

Dolci: vanno ridotti al minimo, anche perché dopo i 50 anni cresce in modo significativo l’incidenza di malattie metaboliche, in particolare il diabete. Quindi, concessa una fettina (non una fettona) di torta la domenica, meglio a colazione. Da evitare di sera, quando l’organismo fa fatica a smaltirla.

Bevande. L’acqua non deve mai mancare e le persone anziane devono abituarsi a bere anche se non avvertono lo stimolo della sete (leggi: quanta acqua devi bere alla tua età): almeno due litri al giorno per le donne e due e mezzo per gli uomini, dando la preferenza a minerali calciche e solfato-magnesiache. Banditi gli alcolici, fatta eccezione per un bicchiere di vino rosso a pranzo (mezzo per lei).

  • 12 Ottobre, 2014
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L’alimentazione negli anziani

Come nutrirsi quando i capelli si fanno bianchi? In generale, valgono le regole dell’alimentazione sana per gli adulti, anche se negli anziani solitudine, abbandono, problemi economici, cognitivi e psicologici possono rendere più difficile una nutrizione adeguata.

Come nutrirsi quando i capelli si fanno bianchi? In generale, valgono le regole dell’alimentazione sana per gli adulti, anche se negli anziani solitudine, abbandono, problemi economici, cognitivi e psicologici possono rendere più difficile una nutrizione adeguata.

Calorie: si spendono meno energie, diminuisce la massa magra e quindi cala il fabbisogno di calorie. E’ importante mantenere un certo livello di attività fisica. L’apporto calorico giornaliero raccomandato è:

donna 60-74 anni: 1600-1900 chilocalorie

uomo 60-74 anni: 1900-2250 calorie

donna dopo i 75 anni: 1500-1750 calorie

uomo dopo i 75 anni: 1700-1950 calorie

Proteine: il fabbisogno resta costante, privilegiando il pesce (ricco di grasi polinsaturi benefici per il sistema cardiovascolare), legumi, uova, latte e formaggi (senza esagerare, specie con quelli stagionati). Fra le carni sono da preferire quelle bianche (pollame e coniglio) e più magre.

Grassi: vanno ridotti preferendo quelli più ricchi in acidi monoinsaturi e polinsaturi: olio di oliva, alcuni oli di semi, grassi del pesce e della frutta secca (in piccole dosi). Limitare carni rosse e salumi, ricchi di sale e grassi saturi.

Carboidrati: meglio scegliere quelli complessi, contenuti in cereali, pane integrale, legumi e certi tipi di verdura e di frutta, che forniscono energia, fibra, ferro, insieme ad altri minerali e vitamine. Evitare di eccedere con zuccheri raffinati e alimenti pronti.

Bere: è importante assicurare la giusta idratazione, ricordandosi di bere acqua senza aspettare di essere assetati (con l’età avanzata lo stimolo della sete tende a ridursi) . Da tenere sotto controllo il consumo di alcol.

Poco e vario: anche per facilitare la digestione è bene frazionare l’apporto alimentare quotidiano in più piccoli pasti; soprattutto per gli anziani che vivono soli la tentazione di saltare i pasti o di adattarsi a piatti freddi e riscaldati è forte: vale la pena sforzarsi di preparare cibi semplici ma appetitosi, adeguandosi a eventuali problemi (ad esempio di masticazione).

(tratto dalle Linea Guida per un’alimentazione sana dell’Inran)

  • 12 Ottobre, 2014
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Anziani: fragilità a base di ormoni

I livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, sarebbero correlati alla fragilità degli anziani, quella condizione di debolezza fisica e psicologica che rende le persone più in là con gli anni incapaci a svolgere le attività quotidiane.
In particolare, basse concentrazioni di cortisolo al mattino e alte alla sera, il contrario di ciò che accade normalmente, aumenterebbero il rischio di fragilità, almeno secondo ciò che sostiene uno studio tedesco pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism che ha considerato oltre 700 individui tra i 65 e i 90 anni.
Secondo gli esperti un’errata regolazione dell’andamento dei livelli del cortisolo negli anziani provocherebbe perdita di forza e di massa muscolare, generando così un senso debolezza che influirebbe sulla qualità della vita degli individui.

  • 12 Ottobre, 2014
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HappyAgeing è l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, nata nel 2014 per promuovere nel nostro Paese politiche e iniziative volte a tutelare la salute dell’anziano e a sviluppare le indicazioni della Commissione europea sul fronte dell’invecchiamento attivo. Di HappyAgeing fanno parte Federsanità, Fondazione Dieta Mediterranea, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, la Società Italiana di Igiene, i sindacati SPI CGIL, FNP CISL, UIL Pensionati, e la Federazione Anziani e Pensionati ACLI. Le modalità operative dell’Alleanza si realizzano attraverso la confluenza di tutte le realtà che si occupano del benessere degli anziani e lo sviluppo e la replicazione sul piano nazionale di esperienze realizzate con successo nel contesto locale e validate scientificamente dai partner di HappyAgeing.

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